di Pasquale Misuraca su Facebook
Il libro di Laura Ricci e Salvatore Ravo intitolato In viaggio. Grani di saudade, pubblicato da La Vita Felice di Milano, l’ho scoperto qualche settimana addietro nella stanza di vita della casa labicana – porto di tutti i libri in arrivo. L’ho letto con trasporto, e qualche sera dopo ho incontrato Laura ad un festival di teatro ideato da Alexandra Zambà, la mia complice.
L’echeggiante consistenza dei testi, e la subitanea simpatia verso l’autrice, mi hanno spinto alla promessa di una recensione. Breve, come si conviene a FB
Dovete sapere che Cesare Zavattini, intervistato da un giornalista televisivo, erano gli anni Sessanta, sulla concreta natura della collaborazione artistica con Vittorio de Sica, disse (cito a memoria): “Vittorio e io siamo come il cappuccino, che non si sa dove finisce il caffè e dove comincia il latte.”
Ecco: leggendo i poemetti di ‘In viaggio. Grani di saudade’ mi è tornata a più riprese in mente quella metafora zavattiniana, che parafraserei così: nei testi di Laura non si sa dove finisce la poesia e dove comincia la cultura.
Quanto poi al rapporto tra le poesie di Laura e le pitture di Salvatore, mi sovviene il rapporto tra Fruttero e Lucentini nella scrittura dei loro libri: i dialoghi erano di Carlo, le illuminazioni strutturali di Franco.