Nicole Kidman sarà Sarah Bernhardt in un film di Steven Spielberg, un’occasione sicuramente eccellente per riportare all’attenzione questa donna eccezionale a ragione divenuta simbolo, mito.
Nata a Parigi nel 1844 da un’ebrea olandese – poco o nulla si sa di suo padre – studia al Conservatorio di Parigi dal 1858 al 1860 e nel 1862 fa il suo debutto alla Comédie Française nell’Ifigenia in Aulide di Racine. Nel 1864 dà alla luce Maurice, figlio illegittimo del principe Henrie de Ligne, lo affida subito a una balia e si dedica alla carriera, che procede positivamente fino all’ingresso nel prestigioso Odéon e al successo con “Kean”, di Alexandre Dumas padre.
Da questo momento conquista in modo leggendario critica e pubblico, imponendosi, oltre che per l’ inimitabile recitazione, per i comportamenti anticonformistici e per le sue eccentricità, fatte di presunti suicidi, animali esotici, voli in pallone sopra Parigi, ma anche di serie e coraggiose prese di posizione, come la dichiarata avversione alla pena di morte e l’appoggio a Zola nel caso Dreyfus.
Nel suo repertorio, oltre a classici come Racine, Corneille e Shakespeare, compaiono Victor Hugo, Dumas figlio, Sardou, Rostand e Gabriele d’Annunzio, di cui interpreta nel 1898 “La città morta”, e nel 1902 la “Francesca da Rimini”.
Nel 1893, rivelando una nuova anima di manager-impresaria, acquista un teatro a Parigi, il Théâtre de la Renaissance, e nel 1899 fa costruire il Théâtre Sarah Bernhardt, di cui sarà proprietaria e direttrice fino al 1923, anno della sua morte.
Sembra che il film di Spielberg voglia mettere in particolare rilievo la rivalità Bernhardt-Duse, che certo dovette esistere, ma sicuramente montata a fini pubblicitari.
Nel corso di un tour europeo la divina Sarah – così il suo pubblico la chiama – arriva infatti in Italia, esordendo al Carignano di Torino ne “La dama dalle camelie”. Sarah ha 37 anni ed è una stella affermata, una leggenda; la Duse, ventiquattrenne e prima attrice nella compagnia di Cesare Rossi, sta ancora cercando i suoi spazi. La tradizione vuole che Eleonora, dopo aver visto recitare la Bernhardt, abbandoni i ruoli tradizionali per ricercare novità tra gli autori francesi e che una certa rivalità a distanza accompagni le carriere delle due attrici dallo stile contrastante: la divina Sarah che recita sempre se stessa indipendentemente dal ruolo, e la Duse che cerca di scrutare la psiche dei suoi personaggi e di adattare ad essi la voce, l’espressione, il gesto.
Scrive Bernard Shaw in un articolo del 1894: È sempre lei, Sarah Bernhardt. Il costume, il titolo, il dramma, la successione delle parole può variare, la donna è sempre la stessa: ella non penetra mai nel carattere dell’eroina, ma vi si sostituisce… Tutto questo è precisamente ciò che non fa la Duse, in ogni parte diviene una nuova creazione.
In attesa del film di Spielberg, quello che mi piace mettere in evidenza di Sarah Bernhardt è l’anticonformismo; e quel che si sottrae, che fa da contrappunto al battage pubblicitario dell’epoca, studiato per lanciarla, ma colpevole di averne offuscato per qualche tempo la personalità più autentica.
Sarah è l’esatto contrario dell’ideale femminile di allora: è magra e spigolosa, recita con aggressività parti maschili oltre che femminili, ha una professionalità sicura e una volontà di ferro, possiede un fascino profondo e intrigante che la sottrae alle comuni leggi del tempo: a 65 anni, ne “Il processo di Giovanna d’Arco” di Moreau, interpreta senza che nessuno se ne stupisca la diciannovenne fanciulla guerriera; continua a lavorare quando, nel 1914, le viene amputata una gamba, ridefinendo con naturalezza i suoi ruoli appoggiata ai compagni o distesa su una lettiga.
Superato il primo impatto del marketing la leggenda, nella sua vita, si placa, il tipo si scolora: la curiosità del pubblico si trasforma in interesse artistico, il successo diventa consistenza, avvincente autorevolezza. Voce, occhi, figura, intelligenza, intuizione, passione, sentimento, tutto concorre a tratteggiare la donna consapevole, la grande artista. L’artista prende lunghi impegni e li mantiene, riflette su di sé, disegna il suo percorso, si fa impresaria: al di là della facile letteratura, nessuna leggenda è stata meno capricciosa e più programmata.
Soprattutto attrice, ma anche scultrice, pittrice e scrittrice di un certo talento, sicuramente seppe sperimentare arte e vita fino al limite estremo.
La vita genera vita – scrisse – L’energia crea energia. È spendendo se stessi che si diventa ricchi.