È stata una tremenda giornata, questa di lunedì 12 novembre, dopo una domenica di pioggia intensissima che, per il livello di guardia del Paglia, non faceva presagire nulla di buono. Non si vorrebbero mai dare notizie come queste – drammatiche notizie di reiterate esondazioni – anche se poi, come è uso e costume sul web, si cerca di stare sul problema del momento in tempo reale, di condividerlo con lettrici e lettori che, in queste occasioni, diventano, grazie al mezzo interattivo, preziosi collaboratori: magari non sempre precisissimi – ma neanche i giornalisti lo sono – magari polemici perché spinti dai loro problemi e dal loro dolore, ma preziosi.
Il primo pensiero che sento di dover esprimere, alla fine di questa triste giornata in cui continua a piovere, è un grazie: a chi a vari livelli ha risposto alle nostre domande e alle nostre richieste. I primi sono stati i responsabili della Protezione civile e il sindaco Concina, che ci hanno comunicato i numeri di emergenza e le decisioni sulla chiusura del Ponte dell’Adunata e delle scuole; e poi, via via, i molti cittadini che ci hanno inviato foto, filmati, considerazioni che hanno visto impegnati per l’intera giornata, sul quotidiano e sui social network, Monica Riccio e Luca Filippetti. Anche a loro, naturalmente, va un sentito e affettuoso grazie. E un grazie grande va anche al mio collega Fabrizio Caccavello, che ci ha assistito dal punto di vista tecnologico e non solo.
E il secondo pensiero, di solidarietà, è per tutti coloro che in questo disastro hanno avuto problemi, danni, ingenti perdite. Cittadini, imprenditori, lavoratori a cui vogliamo manifestare tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza: ci vogliono anni a costruire un’attività, impegno, preoccupazioni quotidiane, ansie, fatica, e poi bastano pochi minuti perché l’acqua sommerga e spazzi via i sacrifici di una vita. Comprendiamo, perché nel mondo che cambia siamo imprenditori anche noi, non “giornalisti”, come qualcuno continua a chiamare nuove forme di comunicazione che chi vuole restare ancorato al passato stenta a comprendere. Imprenditori del web, che fanno anche informazione su tutti i possibili canali del web.
Il fiume Paglia, a Orvieto Scalo, è esondato la mattina verso le 7 e il ponte dell’Adunata era già stato chiuso verso le 5: è stata una piena in rapida crescita e inarrestabile, che ha inondato in poco tempo tutta la zona prossima al fiume tra Piazza del Commercio e l’imbocco dell’autostrada, provocando allagamenti fino ai piani superiori di numerose abitazioni e allagamenti e danni ingenti a negozi, supermercati, attività commerciali, artigianali e industriali, in una zona che dell’artigianato e della piccola industria ha fatto un alveo ad alta concentrazione. Ma anche orti, cortili domestici, piccole attività familiari, piccoli allevamenti con tutto il loro portato affettivo sono stati spazzati via dalla furia dell’acqua.
Il duro comunicato di Confindustria Orvieto, che parla di danni che raggiungeranno con ogni probabilità milioni di euro, dà la dimensione del disastro, che rischia di mettere definitivamente in ginocchio un territorio già duramente provato dalla crisi economica generale. E se Confindustria chiede da una parte aiuto alle istituzioni e al sistema bancario, dall’altra non esita a denunciare una “catastrofe annunciata”, ricordando come in molte occasioni la stessa Confindustria abbia espresso forte preoccupazione per una situazione di mancati interventi precauzionali: “poiché è risaputo che il Paglia – si afferma – non è munito di adeguati argini e ciò comporta, come i fatti hanno dimostrato ancora una volta, un elevato rischio di esondazioni”. Si parla anche di mancate operazioni a basso costo, come sarebbe stata ad esempio la ripulitura del letto del fiume, e affermando con decisione che “l’eccezionalità delle piogge che si sono abbattute sulla zona di Orvieto, non deve nascondere le colpe per quanto si doveva fare e non è stato fatto”, si chiede conto alle autorità competenti di dare risposta dei mancati interventi, aggiungendo che “i loro responsabili non possono invocare le solite difficoltà d’individuazione dei ruoli e le note lungaggini burocratiche per giustificare le loro omissioni”.
Confindustria non è un tweet, e ci sembra durissima. E mentre l’amministrazione invita alla calma e a non creare allarmismi dai social network – ma in realtà i social network hanno dato più che altro conto di un disastro realmente accaduto oppure richiesto informazioni – forse dimenticando che in molti paesi “normali” e neanche tanto lontani (basta guardare la pagina Facebook del Comune di Fabro che ci sentiamo di elogiare) i social network servono anche alle istituzioni per la gestione dell’emergenza. Oggi è proprio dai social network e dai quotidiani online locali in tempo reale che le televisioni e i quotidiani nazionali hanno raccolto le tragiche notizie, le foto, i video e le immagini che descrivono la catastrofe di Orvieto e dell’Orvietano. Catastrofe per cui il consigliere regionale Galanello ha già sollecitato la dichiarazione dello stato di calamità. Purtroppo – e dico purtroppo perché non si vorrebbe mai “salire” per simili disgrazie – abbiamo avuto oltre 36 mila accessi, quasi sempre 500 in contemporanea. Richieste e citazioni, per il materiale fornito, dalle TV e dai quotidiani nazionali. Abbiamo dovuto cambiare il layout del giornale per reggere una tale invasione. Non ne siamo fieri, meglio sarebbe stata la solita routine.
La piena e i conseguenti danni, se hanno devastato soprattutto il territorio a rischio del comune di Orvieto, non hanno risparmiato neanche gli altri punti solitamente critici. Drammatica la situazione nella zona di Pianlungo tra Castel Viscardo e Allerona, dove, aggiunta alle frane e agli smottamenti provocati dalla pioggia, l’onda ha travolto annessi agricoli e allevamenti di animali, e provocato danni notevoli alle colture pregiate. In quella direzione sono stati chiusi prima il Ponte di Pianlungo e poi, in serata, la SP 48. In pratica la zona è isolata, così come è interrotta la viabilità sull’A1, dove sono chiusi i caselli di Orvieto, Fabro e Chiusi. Danni ingenti anche nel territorio di Fabro Scalo, dove mantenendo lo stato di allerta e aggiornando in tempo reale i cittadini da Facebook si vigila, come anche ad Allerona e a Castel Viscardo, costantemente. Situazione critica anche verso il Tevere, in direzione di Baschi, anche se al momento si ha notizia di problemi più che altro legati alla sola viabilità.
Sicuramente da encomiare, nell’emergenza, a Orvieto come altrove il lavoro delle forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco, dei Vigili Comunali, dei volontari della Protezione Civile, dei tecnici e degli uomini dei Comuni e della Comunità Montana, che per quanto hanno potuto hanno fronteggiato il grave stato di calamità e soccorso persone e animali. Fortunatamente non si registrano vittime umane, anche se una ragazza, in mattinata a Pianlungo, ha corso seri rischi ed è stata salvata da un volontario della ProCiv, Ivan Pontremoli. Si è molto temuto per gli ospiti del centro cinofilo “I Pioppi”, ma dopo varie avventure, salvo quattro purtroppo deceduti, i cani sono stati tratti tutti in salvo.
Non mancano le proteste, sia pure non esacerbate per il rispetto che incute la generale catastrofe. Nel grave stato di emergenza tutti coloro che hanno dovuto fronteggiare da soli difficoltà notevoli si sono sentiti un poco abbandonati, ma il frangente di calamità è stato davvero eccezionale e le forze non sono bastate per tutti, si è cercato di dare una gradualità ai bisogni di chi chiedeva aiuto. Le critiche più forti, in ogni caso, dato che alle cinque si era già in stato di allerta, riguardano la mancata chiusura precauzionale del Parcheggio della Stazione, dove la prima ondata di pendolari ha lasciato tranquillamente la propria auto e dove, poco dopo, l’inesorabile propagarsi dell’acqua ha soverchiato le vetture fino al tetto. Le vetture lì da ieri no, ma quelle di oggi si sarebbero potute salvare.
Ma il maggiore sgomento si registra certamente nelle molte piccole imprese che Confindustria definisce “al limite del collasso”, che vedono danneggiati locali e macchinari per cifre ingentissime e che, in molti casi, non potranno non ripercuotere il loro drammatico stato su quello del personale alle dipendenze. Di questi tempi, è sicuramente la conseguenza che più stringe il cuore, anche se Confindustria assicura che farà la propria parte per aiutare i più sfortunati a rimettersi in piedi. Ci si chiede, al loro interno, se non si poteva fare qualcosa, fin da ieri, per allertare chi, a due passi dal Paglia, ha la propria attività; perché non ci si è attivati da tempo per mettere in sicurezza l’area. Mentre per chi ha una coscienza ambientalista, o semplicemente buon senso, colpe e responsabilità sono ancora più a monte, in un uso colpevole e superficiale del territorio, che ha dislocato imprese e abitazioni in aree esondabii e a rischio. Intanto, mentre il Paglia è sotto controllo, continua a piovere. Un miglioramento delle condizioni meteo è atteso solo per domani mattina.
Foto di Maurizio Conticelli