Orvieto, 13 maggio 2015
Care partecipanti e amiche,
mi spiace molto non essere con voi in questa giornata, ma un soggiorno all’estero programmato da tempo non mi permette di partecipare.
Vi saluto caramente, e avrei scelto una vicinanza silenziosa ai vostri lavori se Paola Cleri e Michela Ricolfi non mi avessero gentilmente pregato di inviare comunque un intervento. Le ringrazio caldamente per questo invito; e con altrettanto calore ringrazio Loretta Fuccello che vi trasmetterà le mie parole.
Scelgo di parlare un poco di me per parlare di altro, fedele a quel “partire da sé” che, nella mia formazione di sessantottina non pentita e nelle mie successive scelte di adesione alla pratica della differenza di genere del movimento delle filosofe di Diotima, rappresenta il filo conduttore di una vita in cui mi sono trovata a gestire vari e diversi ruoli professionali.
Sono una donna di sessantasette anni. Nella prima vita ho fatto l’insegnante e ho avuto, anche, un’esperienza politico-amministrativa nel piccolo Comune di Porano. Nella seconda ho fatto l’imprenditrice e la giornalista, dirigendo per nove anni un quotidiano web locale. Contemporaneamente ho sempre fatto la scrittrice, pubblicando libri di poesia e racconti e, altro elemento unificante, mi sono sempre dichiarata “femminista”, consapevole dell’importanza e del peso, per me positivo, di questa definizione. È proprio il femminismo il filo rosso delle mie molteplici occupazioni e non è un caso, a questo proposito, che sia tra le socie fondatrici e nel direttivo dell’associazione “Il filo di Eloisa”.
Oggi, nella terza vita professionale, mi definisco “scrittrice, giornalista, web content specialist”, e continuo a lavorare nella scrittura e nella comunicazione a vari livelli.
E vengo al punto su cui vorrei suscitare qualche riflessione. Cosa può fare una scrittrice, cosa una giornalista per diffondere e affermare cultura e autorevolezza femminile?
Penso sempre che chi scrive, donna o uomo che sia, debba aver esplorato e debba continuare a esplorare i grandi e le grandi delle letterature. Una scrittrice, dunque, non si esimerà dal far conoscere, attraverso la sua opera o semplicemente attraverso i suoi discorsi, le grandi scrittrici, saggiste, filosofe del passato e del presente. Parlerà anche dei grandi scrittori, naturalmente, ma darà più spazio al femminile che nel canone letterario ufficiale è stato negletto. Analizzerà opere e biografie per evidenziare la realizzazione di desideri, ambizioni, libertà femminili, piuttosto che per mostrare, del femminile, limiti e miserie. Preferirà, a parità di chiarezza concettuale, la citazione di una donna piuttosto che quella di un uomo.
Scriverà poi i suoi testi una scrittrice, naturalmente. Li scriverà, quali che siano i generi e gli argomenti, senza dimenticare il suo corpo e il suo cervello di donna, andando a fondo nel suo più autentico sé, osservando in profondità le situazioni e le persone che la vita disporrà sul suo cammino. Perché, anche nelle invenzioni più metafisiche o irreali, la scrittura nasce dall’ascolto e dalla ricezione della vita, dal lasciarsi penetrare.
Non farà concessioni banali al suo stile, iscriverà le sue risonanze emotive in un progetto strutturale ma non ne avrà paura; userà un linguaggio sessuato e, senza arrivare alla pedanteria che è giusto riservare a un documento politico, mai si muoverà sul piano di un soggetto unico universale.
Cercherà il giudizio, infine, non disdegnando quello di uomini più o meno autorevoli, ma si affiderà con maggiore fiducia e considerazione a quello di altre donne.
In ambiti diversi lo stesso atteggiamento lo potrà tenere, occupandosi degli eventi dell’oggi, una giornalista. Per lei, travolta dalla velocità e dal rumore di fondo dell’informazione, il compito sarà ancora più impegnativo e delicato, perché dovrà selezionare le notizie e trattarle, nella presentazione e nel linguaggio, ancora una volta senza dimenticare il suo corpo e il suo pensiero di donna; e, aggiungerei, la pietas per le sue simili più sfortunate, quelle che in vario modo e trucemente riempiono le cronache. Più delicato il suo compito, dicevo, e certamente meno libero, per i noti vincoli che un giornale pone a chi vi lavora. Per questo è molto importante, anche nel campo dell’editoria, che donne consapevoli assumano ruoli dirigenziali e non rinuncino ai loro desideri di successo e alle loro ambizioni.
Ho parlato di aspetti professionali che, di fronte ai grandi problemi sociali del nostro sesso, possono sembrare piccole cose, ma che alla lunga si rivelano grandi, come la goccia che scava o aggiunge cristalli nella roccia. Da donna di una generazione che ha partecipato a tante conquiste del femminismo, sento che bisogna essere vigili perché vengano mantenute, e sono consapevole che tante altre sono ancora da fare. Le grandi conquiste continueremo a farle tutte insieme. Le piccole consapevoli cose che aiutano le grandi conquiste, le attueremo ogni giorno personalmente. Con ostinata, implacabile gentilezza mi piace pensare, con fedeltà a noi stesse. Qualunque cosa si viva, qualunque cosa si scriva, qualunque cosa si faccia, quello che conta è il “come”.
Ancora grazie a chi mi ha coinvolto in questo intervento e a chi lo ha trasmesso e, a noi tutte, buon lavoro!
Laura Ricci