di Laura Ricci da Articolo21.org
È cominciata nel febbraio 2015 l’esperienza formativa che, nella Casa di reclusione di Orvieto, vede all’opera un gruppo di detenuti in un laboratorio artistico promosso, a titolo di volontariato culturale e sociale, dall’Associazione Aìtia e curato dal pittore Salvatore Ravo, artista di spessore internazionale che da qualche anno ha scelto di risiedere a Orvieto.
La casa di reclusione di Orvieto, diretta dal Dott. Luca Sardella, è uno degli istituti di pena a custodia attenuata che sono stati individuati e realizzati in Italia, in misura di uno per regione, secondo quanto disposto dall’articolo 115 del dpr 231/2000. Si tratta dunque di un istituto penitenziario differenziato, organizzato per offrire ai detenuti possibilità educative e di formazione, ed è tra queste che rientra il progetto laboratoriale “Il colore fuori e dentro”, che sta trasformando gli ambienti del carcere da una grigia e piatta difformità a spazi risplendenti di luce e di colore. In totale sono stati già affrescati, con il tema pittorico delle quattro stagioni dell’anno, circa 800 metri quadrati di superficie: tre le stagioni realizzate, mentre ci si appresta a dare vita alla quarta.
Il laboratorio è partito dall’esecuzione dell’Estate, un meraviglioso murale a tema marino che occupa, per 300 metri quadrati, due lati di un cortile all’aperto del primo piano, individuato, quando il clima lo permette, come spazio di incontro tra i detenuti e i familiari che vanno a far loro visita; a questo scopo, vi sono state installate anche delle panchine e dei giochi per bambini.
La seconda stagione a fiorire, nel marzo 2016, è stata la Primavera, nel corridoio che dà accesso alle aule dei laboratori di formazione: un paesaggio collinare dai colori caldi e luminosi, dove nella forma di un grande fiume azzurro continua a fluire l’acqua, perché “aiuta il fluire del sé – dice il Maestro Ravo – e favorisce quella leggerezza che consente di acquisire una visione diversa del mondo”. Poi l’Autunno, ultimato nel recente gennaio 2017, nello spazio ricreativo dal soffitto a volta che si trova nel reparto celle: un tenero e composto trionfo di gialli e di bruni, dove le foglie volteggiano e il raro verde si scalda di toni muschiati; le colline sulla volta, nel cielo mite e soffuso di grigio e di turchino; l’acqua ancora presente nello scorrere del fiume e nel gorgogliare di una fontana.
Dopo il lavoro preparatorio, che consiste nella scelta ragionata e condivisa del soggetto, nella preparazione del bozzetto e in quella dei muri dello spazio da decorare, ogni affresco ha richiesto una ventina di giorni di lavoro. Circa quindici i detenuti che hanno partecipato, ogni volta, al progetto, organizzati in gruppi che nel tempo hanno visto variare la loro composizione e che comprendono persone di varie nazionalità; quarant’anni la loro età media. Spesso, alla realizzazione dei murales collabora un altro artista volontario dell’associazione Aìtia, il Maestro Francesco Pecorari, che accompagna il procedere del lavoro con il suo sax: perché la musica, spiegano Pecorari e Ravo, favorisce la concentrazione e l’ispirazione, e rende ancora più significativa e arricchente un’esperienza che, al di là del risultato, ha il principale scopo della scoperta delle proprie possibilità, di un’assunzione di fiducia e di una rigenerazione interiore.
Il prossimo affresco, che concluderà il ciclo delle stagioni ma non un laboratorio che sta dando risultati molto graditi e lusinghieri, sarà realizzato a rimavera in un vasto corridoio del pianterreno e avrà come soggetto l’Inverno. L’obiettivo di portare il colore fuori e dentro, – dentro le mura, dentro l’anima – già raggiunto, si appresta a sostanziarsi di una nuova colorata possibilità: perché anche l’Inverno avrà, in ogni senso, il suo colore e la sua luce.