di Licia Ugo Racovaz su Aboutartonline.com 14 febbraio 2021
Ci sono libri, in questi tempi incerti, piccoli gioielli, che quando vengono riproposti e scoperti danno non solo conforto ma anche gioia al lettore.
Uno di questi casi è la felice riproposizione al pubblico dei “Sonetti dal portoghese” di Elizabeth Barrett Browning ( Durham 1806 – Firenze 1861) nel libro ritradotto e a cura di Laura Ricci dal titolo “Di libertà e d’amore” edito da Vita Activa di Trieste.
Ora va detto che il titolo originale del libro di poesie di Elizabeth Barrett Browning “Sonetti dal portoghese” è un titolo ambiguo, che tuttavia incuriosisce. Perché dal portoghese, si chiede il lettore, quando Elizabeth Barrett Browning è in realtà inglese?
In effetti i sonetti della poetessa, che indicheremo qui con simpatia E.B.B, non sono affatto stati scritti in portoghese, ma in inglese, e come si vedrà più avanti, nel proseguimento della lettura questo titolo racchiude un piccolo mistero, un segreto evidente e al tempo stesso celato, che però vi sarà rivelato nel proseguimento della lettura del libro.
Ma proseguiamo con ordine. Chi era la poetessa di cui parliamo? In molti si ricordano di aver visto nelle antologie di letteratura inglese due ritratti ovali su fondo scuro, eseguiti nel 1853 da Thomas Buchanan Read, rispettivamente di Elizabeth Barrett Browning e di Robert Browning.
Lei ha una acconciatura femminile molto di moda alla fine dell’Ottocento, due bandeaux di capelli bruni le incorniciano il volto. Gli occhi sembrano non guardare nulla, forse una cosa lontana, non è dato sapere se situata nel futuro oppure nel passato. Un lieve sorriso accennato non le schiude però le labbra. Lui, composto, bello, consapevole di sé stesso.
Ma chi è questa giovane donna, forse non più tanto giovane, che ci guarda dall’antologia? Poetessa inglese, nel 1844 con l’uscita dei suoi “Poems” divenne una delle più popolari scrittrici del momento. Al punto che la lettura della sua raccolta di poesie spinse Robert Browning, poeta a sua volta, prima a scriverle tutta la sua ammirazione e poco dopo, nel 1845 lo spinse a volerla incontrare. La storia di Elizabeth e di Robert a quel punto diviene romanticamente vera. Si sposano di nascosto, contro il volere del padre di lei, e fuggono a Firenze. Ma oltre queste brevi, doverose note non dirò di più, perché nella ricca e accurata introduzione di Laura Ricci vi verrà narrata l’intera vicenda, con una partecipazione che scaturisce davvero dall’ammirazione per questa donna, antesignana dell’indipendenza delle proprie scelte, sia culturali che amorose.
Una storia passionale che ha ispirato diverse opere, fra queste ci piace ricordare il libro scritto da Virginia Woolf, “Flush. Una biografia”, in cui si ricostruisce la storia di E.B.B attraverso gli occhi amorevoli del suo cane, un cocker spaniel, e chi scrive vi assicura, avendolo letto, che si tratta di una vera delizia.
I “sonetti dal portoghese” scritti in segreto e pubblicati nel 1850 sono dedicati al poeta Robert Browning, prima che diventasse suo marito e compagno di vita. Con lui visse a Firenze, a Palazzo Guidi, sino alla morte, sopraggiunta nel 1861. Nella foto vediamo un calco in bronzo delle loro mani intrecciate, in segno di amore e dedizione reciproca. Probabilmente farsi il calco delle mani intrecciate poteva, nell’Ottocento, essere anche di moda fra i ceti benestanti. Ma personalmente non vedo moda in questo calco, ma un “gesto poetico” potente, molto forte. Con le mani si tocca, si tasta, si percepisce l’essenza carnale dell’altro. La mano, infine, è un viso. Ti innamori di un viso, ma dal “tocco” sei stregato.
Guardiamo, ascoltiamo, leggiamo ora il sonetto XLIII manoscritto di E.B.B. Non è facile per noi moderni, abituati alla stampa leggerlo. Leggiamolo ora in inglese e poi tradotto in italiano. E subito ci accorgiamo che questi sonetti, scritti segretamente prima del matrimonio sono quello che molti critici hanno decretato: sono fra le liriche d’amore in inglese più belle e più note in assoluto, paragonate a quelle di Shakespearee Petrarca.
Sonetto XLIII (inglese e italiano)
How do I love thee? Let me count the ways./ I love thee to the depth and breadth and height/ My soul can reach, when feeling out of sight/ For the ends of Being and ideal Grace.
I love thee to the level of everyday’s/Most quiet need, by sun and candlelight./ I love thee freely, as men strive for Right;/ I love thee purely, as they turn from Praise.
I love thee with the passion put to use/ In my old griefs, and with my childhood’s faith./ I love thee with a love I seemed to lose/ With my lost saints, – I love thee with the breath,7 Smiles, tears, of all my life! – and, if God choose,/ I shall but love thee better after death.
Come ti amo? Lascia che i modi conti. Ti amo/ fino alla profondità, al respiro, all’altezza/che l’anima mia sa raggiungere, quando anela/ ai confini dell’Essere e dell’ideale Grazia.
Ti amo nella quieta necessità di ogni giorno,/ alla fiamma del sole e della candela. Ti amo/ nella libertà, come chi lotta per la Giustizia;/ nella purità, come chi dal Plauso rifugge.
Ti amo con la passione che consumavo/ nei miei antichi affanni, con fede di bambina./ Ti amo con quell’amore che perduto credevo/ con i miei perduti santi – Ti amo col respiro,/ i sorrisi, le lacrime di una vita intera! – e / se vorrà Dio, meglio dopo la morte ti amerò.
Abbiamo incontrato Laura Ricci, che ha scritto una ricca introduzione sul percorso sia poetico che di vita di Elizabeth Barrett Browning, e nel ri-tradrre “I sonetti dal portoghese”, ha adottato un bel titolo, “Di libertà e d’amore”. Laura Ricci, scrittrice e traduttrice, ha pubblicato lavori sia in prosa che in versi. Fa parte della Società Italiana delle Letterate e collabora con varie riviste e quotidiani, tra cui Letterate Magazine, Leggendaria, Il Ponte Rosso, Articolo 21. Per la biografia completa si rimanda a fondo libro.
-Laura Ricci, perché ha scelto questo titolo?
R: Il titolo del volume, che è anche quello del mio saggio introduttivo, Di libertà e d’amore, è stato scelto su un piano duplice. Allude, naturalmente, alla libertà che Elizabeth Barrett Browning si autorizzò sia nel vivere l’amore infrattivo per Browning, sia nel rinnovare con coraggio e determinazione la tradizione canonica dei canzonieri d’amore nella letteratura inglese e non solo; ma allude anche alla necessaria libertà che occorre prendersi nella traduzione per ricreare, con amore e rigore, l’interezza della lingua di un testo poetico. Di un testo che si ama, perché tradurre da poeta a poeta implica anche un sentire in sintonia. Se volessimo spingerci più vicino a noi e citare anche Claudio Magris, che della traduzione si è molto occupato: “Tradurre significa non tanto comunicare quanto ricreare una vicenda, un destino, facendoli restare se stessi ma insieme diventare altri. Tradurre è una forma di scrittura, non meno creativa di altre cosiddette originali”. Ecco, questo modo di tradurre potremmo definirlo un processo di libertà ragionata”.
-Perché è così importante tradurre da poeta a poeta?
R: Come affermo nell’introduzione, ho desiderato tradurre i Sonnets from the Portuguese di Elizabeth Barrett Browning, oltre che per un debito simbolico nei confronti di una figura autorevole che mi ha accompagnato per tutto l’arco della vita, perché desideravo tradurla in modo più moderno, così da farla riscoprire ai lettori e alle lettrici di oggi, e soprattutto volevo tradurla da poeta a poeta. Anche un traduttore di professione che non scriva poesia può fare, naturalmente, un ottimo lavoro, ma di certo la traduzione, o ancor meglio la ri-creazione di un testo poetico da parte di chi scrive poesia si pone su un piano diverso, che potremmo definire «di parità», nel senso che esiste una minore soggezione rispetto al testo originale, con l’intenzione, direi rigorosa e quasi religiosa, di rendere poesia per poesia. Ciò non toglie, ovviamente, che anche chi traduce da poeta debba fondare il suo lavoro su alcune imprescindibili conoscenze teoriche rispetto alla traduzione. Non a caso, sempre nel saggio introduttivo, cito alcune tesi espresse da Walter Benjamin nel suo scritto Il compito del traduttore, elaborato mentre si apprestava a tradurre i Tableaux Parisiens di Baudelaire. Benjamin afferma, e io concordo pienamente, che tradurre poesia non è semplicemente compiere un’operazione comunicativa tra due lingue, ma “trovare quell’intenzione rispetto alla lingua di arrivo dove si ridesti l’eco dell’originale”, così che la lingua della traduzione possa dare voce non a un’intentio di restituzione, ma alla specifica intentio di senso, di armonia e di stile espressa nel testo da tradurre. Benjamin insiste ripetutamente sulla necessità del comunicare l’intenzione e lo stile dell’opera originale, prendendosi quelle necessarie libertà per restituire l’essenza altrimenti intraducibile di quella che chiama “la pura lingua della poesia”. È quello che ho cercato di fare con questa mia traduzione partendo da un accurato ascolto della pura lingua di E.B.B., cercando di ricrearne l’intenzione e lo stile tramite accortezze semantiche, linguistiche, stilistiche, ritmiche, di versificazione,e di ricreare un linguaggio moderno che, pur rispettando il registro elevato di Barrett, ne rendesse anche i processi innovativi e i numerosi accenti. È certo che in un lavoro di questo genere chi scrive abitualmente poesia può avere, di norma, una carta in più per cogliere, rispettare e ricreare quell’afflato unico e particolare di ogni testo poetico.
–Perché Elizabeth Barrett Browning risulta così attuale da poter essere ripubblicata oggi?
R: Ci sono vari motivi per cui ritradurre e ripubblicare questi sonetti di Barrett si presentava come un’operazione editoriale attuale e necessaria. Per tornare alla già citata opera di Benjamin, egli afferma che ogni traduzione è momentanea e provvisoria, e che ogni opera di valore deve essere, quindi, ritradotta periodicamente. Tanto più se è un classico, aggiungo, – e i Sonnets from the Portuguese sono un grande classico della letteratura inglese – perché continui a interagire con le epoche, non solo rispetto alla lingua e al linguaggio, ma anche rispetto ai contenuti che propone. In questo caso, poi, il contenuto riguarda il discorso d’amore, un toposeterno e sempre attuale, che coinvolge in vario modo tutte le epoche, tutte le vite e tutte le generazioni. Dal mio punto di vista, era necessario ritradurre questo discorso d’amore con un linguaggio più moderno e meno aulico di quanto era stato fatto finora, per avvicinarlo alle giovani generazioni e a coloro che Virginia Woolf chiamava common readers – ossia lettori curiosi dei libri e della vita, variamente colti ma non di stampo accademico o specialistico – e questo proprio per essere fedeli al registro poetico di E.B.B., che è elevato, ma presenta anche numerosi accenti di quotidianità, intimità, divertimento, ironia. Si pensi a quanto può essere attuale per un/una adolescente, ad esempio, questo racconto in versi, sincero e autentico, di un amore felice che passa dallo stupore del primo manifestarsi alle incertezze, ai palpiti, alle certezze e al coronamento; un amore che per la poetessa arriva per la prima e inattesa volta, proprio come per chi è adolescente, ma forse sempre e per tutti perché in ogni nuovo amore si ridiventa, almeno all’inizio, adolescenti. E quanto sia importante, e per così dire educativo, cogliere il messaggio finale del Sonetto XLI: amare con passione e interezza, ma senza sacrificare la propria utterance, ossia il fine ultimo della propria vita e la sua piena realizzazione: Oh potessi in un’epoca futura/ centrare il senso pieno della vita, esprimerlo,/ mentre la vita passa, nell’amore che dura, auspica Barrett.
C’è poi una necessità simbolica legata alla cultura delle donne e al superamento del canone letterario tradizionale che rende attuale ritradurre e reinterpretare i Sonetti dal Portoghese, e anche la figura, la vita e l’intera produzione di Barrett: così come propone il mio saggio introduttivo, e come finora, almeno globalmente e con uno sguardo d’insieme, non era stato ancora fatto in Italia. Il filo rosso di questa interpretazione femminista e fuori da quel canone letterario che E.B.B. volle innovare e superare, è appunto l’affermazione della propria libertà e del proprio desiderio, sia in amore che in poesia, coniugando questo fine a una visione esistenziale, politica e della società che Elizabeth Barrett aveva ben chiara e che mai perse di vista.
Licia UGO RACOVAZ Roma 14 febbraio 2021