Di solito il mio augurio natalizio è fatto dei versi di qualche grande poeta, accostati a un dipinto che rappresenta la Natività.
Mi sembra un Natale più difficile del solito quest’anno, più che mai in riflessione sulle grandi questioni del mondo, e con qualche preoccupazione personale che, nelle vite di chiunque, in maggiore o minore misura non manca mai. Così non sono riuscita a trovare, per questo Natale 2015, versi che si addicessero al mio stato d’animo, che in questo periodo ha a che fare con un senso di dolore un po’ cosmico, che tuttavia non è mai, per me, né chiuso nel personale né privo del bisogno di dare, fare e sperare. E dunque, non trovando versi adatti di altri, visto che la Poesia ci regala la possibilità di creare significati e parole, li ho composti da me, dedicandoli alla nascita del Figlio, ma soprattutto alla grande metafora del dolore e della generosità della Madre e del possibile riscatto del mondo. E il quadro non poteva essere che questa “Adorazione dei pastori” del tormentato Caravaggio.
Sapeva –
Sapeva il legno che dal Golgota
l’avrebbe trafitta – atrocemente
acerbamente invecchiata
la solitudine la nostalgia del figlio
purificato dal fiume e dal deserto –
parola itinerante per Giudea e Galilea
l’ansia di madre – l’attesa della separazione
dal bambino che lietamente nella bottega
da falegname giocava
Sapeva –
Pure – dolorante nella gelida notte
quando udì del neonato di fame e di freddo
il vagito lo portò al seno –
non c’erano angeli –
tenera – quasi dimentica – col fiotto
caldo del suo latte lo donò tra il bue
e l’asino al riscatto del mondo