In margine alla presentazione di Dodecapoli a Orvieto. Riflessioni, emozioni

di Antonio Bergami

Sabato 2 aprile 2011, un pomeriggio come tanti, sicuramente la promessa di una bella iniziativa ad Orvieto: la presentazione del libro, che peraltro non ho ancora letto, di Laura Ricci “Dodecapoli”, ore 17,00 nella bellissima sala che accoglie il Museo Emilio Greco e la contestuale inaugurazione della mostra fotografica di Ambra Laurenzi, al libro strettamente legata.
Dodici racconti, dodici città, dodici donne e le loro storie profondamente intessute ed intrecciate nelle città ove si svolgono, nelle belle piazze ricche di storia, di arte, di fede, di bellezza.
L’atmosfera nella sala del Museo Emilio Greco, ove si svolge la presentazione è distesa, serena, arricchita da tante belle presenze, di quella bella Cultura con la C maiuscola che per un paio d’ore riesce a distenderti l’animo ma che poi ti lascia comunque il segno per sempre, lasciandoti un pochino diverso, sicuramente migliore di prima.

In una atmosfera ricca ed intensa, dopo le presentazioni del Sindaco, del Presidente dell’Opera del Duomo e dell’editore inizia la stupenda lettura di Loretta e Daniele proprio del racconto ambientato ad Orvieto dal titolo “Emicrania in Cattedrale”: è la storia di Elena, una delle dodici donne narrate nel libro.
Il mio personale ascolto si fa intenso, partecipato e poi commosso, favorito da quelle voci altrettanto stupende, intense, partecipate, scandite dalle note appena appena vibrate dalle corde della chitarra del M° Ciofi ed infine dalle Musiche originali di Alberto Petrollini.

È un racconto intenso, bello, di una squisita sensibilità che attraversa tutta la sala; mi sembra di attraversare e camminare io stesso per quelle vie e viuzze da via Adolfo Cozza sino a p.za Febei e poi via Lorenzo Maitani, ove ho abitato per venti anni; il ricordo, mentre la lettura avanza stupenda, si fa più intenso. Anche io come Elena rivedo da quella prospettiva di via Maitani i luccichii dei mosaici baciati dal sole, le alte guglie del Duomo e le intense emozioni che allora provavo. Anche il mio lavoro per tanti anni si è svolto lì vicino e per raggiungerne la sede percorrevo tutti i giorni via Maitani sino proprio a vedere ogni mattina il Duomo stupendo.

Mentre la narrazione scorreva scandita dalle voci narranti di Daniele e Loretta, anche i miei pensieri come all’unisono ed in parallelo scorrevano veloci, ma strettamente legati allo svolgersi del racconnto; anche io, come Elena, avevo provato più volte la stessa emozione nella sosta nella piccola Chiesa delle Clarisse del Monastero del Buon Gesù, seduto su quelle panche, sempre affascinato da quei canti dietro le grate, da quella sensazione di Pace nella quale pian piano con il passare degli anni, cercando di ascoltare la voce di Dio, ho iniziato ad amarne il Suo profondo e grandioso Silenzio.
E così pensavo che anche Elena (Laura) stesse profondamente cercando Dio, pronta ad accoglierLo in ogni momento.

Certamente amava profondamente, quanto io la amo, questa città con le sue vie e viuzze, con le sue piazze e piazzette, con i suoi punti di incontro, con i “luoghi” della sua cultura, con tutta la sua “anima”.
Cos’era allora la sua emicrania? Certamente un disturbo psicosomatico, punto di incontro e di scontro della sua complessità, con l’anelito a svettare nel cielo azzurro come le guglie della sua Cattedrale ed il dover fare i conti in ogni momento con la durezza della realtà, del mondo, di cui con la sua sensibilità e dolcezza sapeva cogliere con profondità ogni aspetto.

Finita la lettura narrante, sono seguite le presentazioni del libro da parte di Anna Maria Crispino e del bravissimo professor Giuseppe Della Fina, poi infine la parola è passata all’autrice, a Laura Ricci, parola ferma e decisa, come da me sempre conosciuta nella sua veste di Direttora di Orvietonews, ma in questa occasione più libera e dolce, che quasi sussurra le emozioni, a me sembra, per una delicatezza e/o timidezza che non vuole mai prevaricare ma sempre dialogare, narrare.
Tra i suoi ringraziamenti non dimentica Padre Giovanni Scanavino, che sarebbe stato presente in questa circostanza come sempre in tutte le occasioni intrise di Cultura, di Arte e di Fede. Sento immediato un lungo scroscio di applausi, che mi riempie di gioia, quasi a voler rendere visibile ancora la sua preziosa presenza.

Laura parla del libro e conclude accennando al suo difficile rapporto con i beni materiali ed all’importanza per lei delle relazioni autentiche con gli altri, vero tesoro per la sua vita e per la vita di ciascuno di noi.
Sono ormai le 19 e devo lasciare la sala senza poter ascoltare l’intervento di Ambra Laurenzi di presentazione della sua mostra fotografica sulle 12 città ove si svolgono le narrazioni; mi dico che tornerò per visitarla visto che rimarrà aperta per un intero mese.
Ma, pur senza aver letto il libro che acquisterò domani, esco rassicurato, sereno per aver vissuto per due orette quell’atmosfera incantata che Laura ha saputo donarci. Ma devo andare comunque per un impegno altrettanto importante. Esco dalla sala, mi incammino sulla piazza del Duomo per prendere il corso e raggiungere il luogo ove devo recarmi.

Alzo lo sguardo in alto verso la facciata del Duomo, come sempre faccio, scorrendolo fino alle guglie più alte ancora brillanti della luce del sole.
Un dolore sottile ed una immediata amarezza turba quella serenità; non è una emicrania né un disturbo psicosomatico ma una ferita dell’anima, punto di incontro e scontro in quel momento tra l’ammirazione di tanta bellezza, arte, fede e frutto della fatica dell’uomo e la dolorosa constatazione della banalità ed assurdità del Male.
Ma quel raggio di sole che Laura ha saputo donare torna a far luce nell’anima appena ferita e sembra tornare il sereno. Ormai la Cattedrale, quella di pietra, è alle spalle.
Grazie Laura.