ISBN: 978-88-7848-387-3
Prezzo: €13,00
Anno: 2008
formato 21×21 – pagg 158
Il libro è esaurito
“Il sole braccato, mai rischiarante l’intero giorno È lì che si aggira la strega poeta. Figura di un lavoro. Emblema di una possibile metamorfosi, Caronte che vorrebbe traghettare dalla realtà all’immaginazione. Quel sole braccato – e il fantasma del nero in controluce – nascondono e rivelano. Ma la loro epifania non ha a che fare con un territorio, con una mappa cartesiana, una geografia con longitudini e latitudini ordinate nel tempo e nello spazio. Non ci troviamo in un panorama, seppur contrastato, ma sul bordo di un’intersezione che è un punto di vista, quasi una faglia su cui le differenze si toccano e fanno attrito. Varco che manifesta la mancanza che fa nascere il linguaggio, contatto che genera la parola. Crepitante e piegata su se stessa, rumorosa e impercettibile, mai piana, volgare, banale. Ovvia. La poesia in questi versi è stregonerìa. E viceversa. Lincanto non si dà che con l’incantesimo. Il fluire delle emozioni, che si rovesciano addosso e possono trafiggere l’anima, convive con quella pratica misteriosa, febbrile e raggelata, del linguaggio. Ma non si tratta – anche quando viene annunciato, detto – di un programma o di una dichiarazione dintenti. La poesia è dentro di sé magìa, per quello che è e per quello che può fare. Non si limita a contemplare, ma si pone su una fessura che può essere lacerazione, ferita, piacere. Ed è attorno a quel taglio che quell’esserino infero e celeste non cessa di offrirsi al suo insaziabile vizio, trasportata dalle parole e insieme ardita al punto di sottomettere ad esse la vertigine sempreuguale e scheggiata della realtà. Veggente e profeta, quella creatura ondivaga, insetto coscienzioso che consuma la sua parabola tra fiore e fiore, sente su di sé la fatalità delle cose, il loro eterno ritornare nello stesso punto, ma ne vive ogni attimo come se fosse il primo o l’ultimo, la cellula germinale o l’alito estremo. Anche la strega poeta è sottoposta al dominio del tempo, ma ha il potere di attraversarlo, scomporlo, rovesciarlo.”
Così Guido Barlozzetti in alcuni passaggi della sua avvincente post-lettura al libro di Laura Ricci La strega poeta, uscito per le edizioni Lietocolle di Michelangelo Camelliti. Il volume è suddiviso in quattro sezioni, introdotte da lievi e intriganti ideazioni grafiche di sapore alchemico e cabalistico appositamente studiate da Vittorio Tarparelli. L’edizione, molto curata e raffinata come tutti i Libriccini artigianali di Lietocolle, è impreziosita dalla bella immagine di copertina incollata a mano, particolare di un lavoro a olio e cera dell’artista orvietano Giuliano Baglioni, Il giardino di Carolina. E proprio a quel giardino è dedicato l’incipit del libro, a prefigurare il rovesciamento di senso dell’originale rilettura in cui può accadere di essere inglobati entrando nell’alveo della strega poeta: può volare una sedia nel giardino di Carolina, improvvisamente la bambola animarsi. il bambino miagola, il gatto piange; il giglio è mortale, l’arsenico guarisce. non sai crederlo? volta pagina allora e lascia che in un pomeriggio opaco la scena da sola si ricomponga.
Ma il testo non parte solo dal profondo di sé: come nota Anna Maria Farabbi, la raccolta apre leggendo nell’origine e nel mito, replicando strutture e citazioni antiche; parte dal profondo del tutto, della lingua e della tradizione occidentale. Per tessere, tra la molteplicità del registro stilistico, un filo di comunione, un legame di parentela: la femminilità altra cantata, quella che mantiene nella naturale coerenza la sua eleganza, la sua mitezza ma anche fermezza, la sua identità nel piacere di vivere sola, senza forzati e sacrificali legami. Non mancano sensualità e passione, non manca l’inno all’amicizia femminile: segno maturo di sorellanza, segno politico. Cammina la strega, percorre mari e monti, luccica in perle iridescenti le briciole/ le lacrime in cristalli/ di splendore. Finché alla fine, ancora dalla post lettura di Barlozzetti, “arriva esplicita, esibita senza timori e reticenze, la confessione che si rovescia su tutto il percorso… Alla fine la strega poeta si dichiara e offre la carta dell’isola del suo tesoro, trappola e tangente del desiderio. Svela l’ossimoro che la costituisce: l’esorcista dei segni, l’angelo decaduto ribelle senza spada dell’amore. Un passo prima dell’immagine della vecchiaia, anticipata retrospettiva che si chiude sul silenzio.