di Daniele Piccini su La Lettura del Corriere delle Sera di domenica 7 febbraio 2021
Entriamo, con i Sonetti dal portoghese di Elizabeth Barrett Browning, nell’area perturbata del discorso d’amore. Dal Cantico dei Cantici alle letterature classiche, dai sonetti shakespeariani a John Donne, la poetessa inglese rifonde nei propri testi innumerevoli fonti di un dire ispirato e trepidante. L’occasione di rileggere i sonetti è offerta dalla nuova versione a cura di Laura Ricci (col titolo Di libertà e d’amore) che cerca di ricreare poeticamente in italiano la struttura dei componimenti, tesi fra tradizione e innovazione, riproducendone anche l’assetto ritmico. Barrett presceglie la forma petrarchesca del sonetto, scartando la variante elisabettiana, e in tale crogiuolo racchiude un sentimento vivido e potente per l’ispiratore, il poeta Robert Browning, con il quale fuggirà in Italia, per vivere con lui a Firenze. C’è nei 44 sonetti una sorta di fantasia di avvicinamento, il dono di sé della poetessa, non per annullarsi ma per entrare con l’altro in una dimensione unitiva. L’amato diviene il tutto: ogni amore, ogni presenza di bene. Il canzoniere procede risoluto da una solitudine incantata dalla figura dell’altro alla realtà piena e confidente dell’unione, intrecciandosi con le lettere che i due si scambiarono tra il 1845 e il 1846. Dalla distanza a una vera e intima prossimità: “Non più ti penso – troppo vicina a te per pensarti”, dice la chiusa del sonetto XXIX.