di Davide Pompei su Orvietonews.it
Il testo letterario come creazione di qualcosa di estremamente personale da parte di chi legge, in grado di andare oltre lo strettamente fedele che si propone chi scrive. Lo teorizza Roland Barthes e lo mette in pratica con disinvoltura Carolyn G. Heilbrun mostrando come, a partire da un punto di vista femminista, sia possibile scrivere e leggere la vita e le opere di alcune scrittrici del passato mettendone in evidenza indipendenza, autonomia e originalità. È partendo da questi assunti che Laura Ricci – scrittrice, traduttrice, giornalista – nel nuovo libro “Sempre altrove fuggendo” edito da Vita Activa analizza le protagoniste di pagine contemporanee. “Di frontiera”, sia per la loro dislocazione geografica, sia per la loro disposizione psicologica. Sono, infatti, donne che attraversano territori, epoche e società in grande trasformazione politica e sociale, a contatto con diverse culture, costantemente impegnate nel loro progetto di realizzazione.
Anche quando vivono dolorosamente o in società costrittive. Obiettivo, mettere in evidenza quanto queste figure femminili possono suggerire a chi legge in termini di libertà, autonomia e realizzazione di un progetto di vita, sopratutto all’interno delle società in cui sono situate. “La mia indagine – spiega Ricci – non riguarda tanto, o non soltanto l’autore, quanto quello che le protagoniste esaminate possono esprimere, osservate attraverso uno sguardo interpretativo femminile e femminista, anche al di là delle intenzioni dell’autore. Può essere interessante, da questo punto di vista, verificare quello che una lettura femminista può estrarre anche da romanzi tracciati da scrittori di sesso maschile. In definitiva, non è la scrittura a rivelarsi di genere, ma il significato e l’interpretazione di genere che se ne possono trarre. Alla luce dei romanzi scelti, tutti molto radicati in realtà storico-sociali, ho inoltre affrontato il tema del rapporto tra letteratura e vita“. Nella prima parte del lavoro vengono analizzate le protagoniste femminili dell’ultimo romanzo dello scrittore triestino Claudio Magris, “Non luogo a procedere“.
Deborah, Sara, Luisa – rispettivamente nonna, madre, figlia di origine ebraica permettono di indagare diversi risvolti dell’animo e del rapporto madre/figlia. La quarta, antenata di Luisa, è un personaggio romanzesco ma modellato sulla figura di una donna nera realmente vissuta nel 1500 durante la colonizzazione delle Antille: Luisa de Navarrete che, sospettata di stregoneria, sfugge al rogo e all’Inquisizione grazie alla sua intelligenza e eloquenza. “Circostanza – osserva l’autrice – che suggerisce analogie con alcune teorie della differenza di genere sostenute dal movimento ‘Diotima’ delle filosofe dell’Università di Verona. Le protagoniste di Magris hanno costituito anche l’occasione per indagare il complesso tema dell’amore che, nel libro esaminato, è intrecciato strettamente a quello della guerra“. L’analisi si sposta poi sulle donne de “Il museo dell’innocenza” e “La stranezza che ho nella testa” dello scrittore turco Orhan Pamuk.
Soprattutto dal punto di vista della concezione dell’amore e del progetto di vita e di felicità possibile che esse perseguono, pur vivendo in una società costrittiva. L’indimenticabile Füsun, ma anche Sibel, la fidanzata che Kemal abbandona e che offre sfaccettature di interpretazione non abbastanza esplorate. E ancora le tre sorelle Rahya, Samiha e Vedhya, che costituiscono un concentrato significativo dei rapporti tra i sessi e delle relazioni familiari nella società turca che Pamuk presenta. Spazio, poi, al personaggio doppio e ambiguo, della scrittrice svizzera Annemarie Schwarzenbach, sia come protagonista del romanzo di Melania G. Mazzucco “Lei così amata“, sia come protagonista reale della vita del suo tempo.
“Una donna particolarmente attuale – osserva Ricci – per la sua inquietudine e per aver esplorato quei territori che saranno economicamente colonizzati e poi straziati dalle guerre dell’Occidente e dei gruppi estremisti che continuano anche oggi. Ho osservato Schwarzenbach anche indagando il lungo e complesso rapporto che ebbe con Erika e Klaus Mann, e quello fortemente conflittuale che intrattenne con la madre, Renée Schwarzenbach-Wille, analizzando le problematiche di questo nodo fondamentale a cui le donne non possono sfuggire. Inevitabile, la messa in relazione con altre pensatrici imperdonabili della sua epoca, come Simone Weil e Etty Hillesum“. L’idea di questo libro è nata, nell’autrice, in relazione a scritture e luoghi con cui è stata molto in relazione a partire dal 2014. “Dopo i ripetuti soggiorni in Turchia e ad Istanbul ed aver approfondito e amato la scrittura di Pamuk – confida – un giorno mi sono seduta al tavolo di lavoro con l’intenzione di scrivere un articolo letterario sui suoi ultimi romanzi, ma ho subito capito che non era possibile, il materiale che avevo in testa era troppo complesso e sterminato per un semplice articolo. Ho lasciato stare.
Poco dopo, quando ho letto ‘Non luogo a procedere’ di Magris, uno scrittore che seguo da sempre e che per me è anche un grande maestro di letterature e di vita, le connessioni tra i due autori sulla genealogia femminile e sulle loro protagoniste di frontiera, Trieste e le Antille per Magris, sono immediatamente scattate. Non poteva non venirmi in mente anche Schwarzenbach, con quel suo doloroso ed esemplificativo rapporto con la madre e con il suo spasmodico valicare frontiere, e così ho deciso di vederla soprattutto attraverso gli occhi di Mazzucco, che per prima in Italia l’ha raccontata e fatta conoscere, e di scrivere un saggio mettendo a raffronto questi che considero moderni romanzi storici. È il mio primo saggio, se lo intendiamo in termini di un volume di un certo peso, ma il passaggio a questo genere, per chi come me legge continuamente e ha scritto molte recensioni e introduzioni, è quasi inevitabile. È un lavoro del quale sono molto soddisfatta e che, proprio per questo filo rosso della genealogia femminile, ho dedicato a mia figlia Cristina“.
Pubblicato in piena estate, il libro parte ora con una serie di presentazioni. La prima sarà giovedì 3 ottobre a Monfalcone, nell’ambito del nuovo festival letterario “Geografie”, a seguire la Casa della Donna di Pisa ed altri luoghi. E naturalmente nel calendario c’è anche Orvieto, la città in cui, con il suo continuo pendolare verso Trieste e il suo varcare, a sua volta, frontiere, Laura Ricci vive.