di Sabrina Busiri Vici
da “Il Corriere dell’Umbria” del 20 aprile 2011
Nella foto, Laura e Ambra sullo sfondo del tempio megalitico di Haģar Qim, nell’isola di Malta, dove nel settembre 2010 hanno soggiornato insieme per mettere a punto le fasi finali del loro lavoro.
Dodici donne, dodici città, dodici luoghi, dodici piazze, dodici voci. Dozzine armonicamente strutturate e racchiuse nel progetto creativo di Laura Ricci e Ambra Laurenzi, “Dodecapoli”. Un disegno che evoca quella antica Lega etrusca così perfetta nel suo sistema di città-stato da essere ancora sussurrata all’orecchio di chi arriva a Orvieto. Laura e Ambra hanno scelto proprio la città della Rupe come “loro stanza segreta”.
L’idea di “Dodecapoli. Multiscritture del femminile per un Grand Tour contemporaneo” è spuntata fuori un paio di anni fa ed è maturata a tratti, fra alti e bassi, nel taccuino di Laura fino a diventare un libro di racconti che si è andato legando in armoniosa bellezza agli scatti di Ambra. Il passo successivo è stato compiuto con l’installazione fotografica con narrazioni, ovvero una mostra itinerante in cui le architetture immortalate dalla fotografa genovese si incontrano con le parole della giornalista-scrittrice di Viterbo. L’allestimento adesso è a Orvieto (fino al 2 maggio) al Museo dell’Opera del Duomo, poi passerà alla Casa della Donna di Pisa (dal 27 maggio al 9 giugno) e avanti ancora verso Roma, dove sarà alla Casa internazionale delle Donne (dal 16 al 23 giugno). Tappa dopo tappa a ripercorrere le città toccate dal libro e fermate nelle foto: Verona, Roma, Torino, Trani, Brescia, Pisa Viterbo, Milano, Orvieto, Siena, ma anche Barcellona, Malta, Mentone. E Vigevano. “Ho iniziato a scrivere queste storie di donne pensanti – racconta Laura Ricci – un po’ per volta tratteggiando figure immaginarie, che attraversano la storia del secondo Novecento con passo deciso. Sono donne nate dalla mia fantasia, meglio: è il mio percorso di vita trasfigurato in creazione artistica”.
I luoghi scelti per ogni donna guidano il percorso…
“Ogni personaggio è costruito in relazione a un luogo, più precisamente a una piazza. E ognuna vive in simbiosi con le architetture che la circondano”.
Nell’installazione il dualismo come si ripropone?
“Le foto di Ambra, con le loro descrizioni minuziose, creano un’atmosfera profonda che suggerisce subito il legame tra la donna e il luogo. Un intreccio di anima e mura antiche. Nell’esposizione sono gli scatti ad avere un impatto visivo più forte. E fra una foto e l’altra si inseriscono le frasi tratte dal mio libro. In occasione degli incontri, organizzati durante la mostra, proponiamo letture fatte prevalentemente da voci femminili”.
Le donne sono un parto della sua mente, mentre i luoghi fanno parte del reale. Li ha visitati tutti o qualcuno lo ha scoperto semplicemente chiudendo gli occhi?
“La maggior parte li conosco bene, altri li ho avvicinati attraverso ricerche e letture approfondite. Per esempio la città di Vigevano non la conoscevo e l’idea di inserirla è nata da una scommessa con l’editore”.
Perché il dodici?
“È perfetto. È un numero numericamente giusto: né troppo né poco.
In questo Grand Tour c’è una partenza e un arrivo?
“È un percorso circolare e si chiude con queste parole: Tutto era stato detto e tutto poteva essere ancora raccontato. Voglio dire il libro finisce, il percorso creativo continua”.